sabato 30 maggio 2009

I 100 VoLtI DeL mOndO DeL LaVoRo



Precari e (s)contenti!?!

Nelle ultime settimane mi è capitato spesso di sentire (e di fare a mia volta) ragionamenti ben poco ottimistici a proposito dello scenario attuale e futuro, in particolar modo dal punto di vista professionale.

Centinaia di migliaia di precari hanno già perso - o sanno/temono di perdere - il loro posto, molti impiegati col posto fisso (l'"invidiatissimo posto fisso") si sono visti ridurre lo stipendio anche del 20/25%.

Le dinamiche aziendali sono improvvisamente impazzite e quando si esce dall'ufficio alle 18:00 non si sa che condizione si troverà l'indomani mattina alle 09:00... e le previsioni degli economisti, sociologi ed esperti invitano a non nutrire speranze di miglioramento almeno fino a tutto il 2009.


Quindi? Cosa facciamo? Ci sediamo su un divano con un fazzoletto in mano rassegnandoci all'ineluttabile?



Ci fiondiamo ai prossimi casting di "Amici" o "X-Factor" o "Grande Fratello" perché al momento sembrano gli unici trampolini di lancio verso il successo (o verso 300mila euro senza quasi muovere un dito)? Ci votiamo a Padre Pio sperando che ci faccia la grazia di conservare lavoro e dignità?








Più pragmaticamente, facciamo quelli che conoscono lo stato delle cose e, anche in una situazione di crisi, sanno dove rivolgere lo sguardo per continuare a cercare un'opportunità di carriera. Perché se alcune professioni segnano il passo e vengono travolte o superate, ce ne sono altre che - spesso frutto dell'intraprendenza, della creatività - stanno emergendo ma nessuno le conosce perché non se ne parla.

Sono 100, le più nuove e le più richieste in tutti i settori, e sono contenute in Jobbing, la guida per costruire, inventare o reinventare il proprio percorso di lavoro.



Questo ci da uno stimolo a prendere in mano la situazione e guardarsi intorno con più razionalità e consapevolezza per trovare nuovi sbocchi, magari imprevisti o impensati!!!

domenica 24 maggio 2009


PRECARIATO: un vero problema!

Il precariato coinvolge milioni di lavoratori pubblici e privati, influenzando l’intera economia del paese (le statistiche ufficiali in Italia parlano di oltre 2,5 milioni di precari).


Precariato che di sicuro fa comodo al governo e ai datori di lavoro, della pubblica Amministrazione e soprattutto della scuola. Servitori dello Stato mal pagati, poco riconosciuti: precari cronici. Quel che è sicuro è che vi è una precisa volontà dei nostri governanti di rendere inefficiente la pubblica amministrazione (scuola) e di ricattare la forza di lavoro precaria.
Basta tener presenti le ingenti somme di danaro pubblico che vengono spostate verso le Scuole private: un regno di pochi prediletti dove si consegue un punteggio che permette l’accesso alle scuole statali) –NON RICONOSCENDO A QUESTI LAVORATORI ALCUN PUNTEGGIO, potrebbero cessare i ricatti economici.
Inoltre la Precarietà, la privatizzazione e la diminuzione del personale portano ad una disorganizzazione dei servizi pubblici, con conseguenze che ben si notano sulle ex aziende Statali passate ai privati: treni e traghetti invasi da zecche, pulci, ratti, per non parlare delle aziende sanitarie dove persone sane vengono operate per arricchire il budget di alcuni dirigenti.
Dunque la mentalità dei nostri governanti supera ogni pudore quando si tratta di tagliare la spesa pubblica e di ridurre in modo drastico la quantità e la qualità dei pubblici servizi. Tutto ciò incide notevolmente sul commercio, considerato che chi è di ruolo può acquistare una macchina a rate o accedere ad un mutuo bancario; chi invece è precario viene bloccato, e con esso è bloccato anche lo sviluppo economico del paese.
Come se ciò non bastasse, entra in gioco il potere di acquisto dei salari sempre più inadeguati, con le immissioni in ruolo al ribasso o addirittura bloccate, e l’annullamento dei diritti acquisiti dai lavoratori e della loro dignità.
Di questo passo possiamo affermare che il tanto agognato “posto fisso” sarà solo una chimera, o la indignitosa riserva di alcuni personaggi poco onorevoli che ci governano.

Frasi celebri

Frasi celebri del film

"E quindi scopriremo che non solo l'impossibile può accadere, ma che accade sempre."

"Questa è l'unica epoca dell'umanità in cui le persone tornano in Molise"

"Mi chiamo Matteo e sono un luogo comune."


Critica:

«Mi chiamo Matteo e sono un luogo comune». Il protagonista della storia, un giovane sveglio e precario, chiarisce subito che gli stereotipi saranno molti. Il quadro di una generazione alla ricerca del senso (e del costo) della vita è superficiale ma carino. Lo stipendio è traguardo ma anche incubo. Lo cantavano i Gufi: «Un posto in banca e non se ne parla più».
Da Il Corriere della Sera Magazine, 7 maggio 2009

Incassi del film

GLI INCASSI DEL FILM: GENERAZIONE MILLE EURO
Il film: una commedia articolata, sensibile e godibile sulla vita da precario. Ragazzi confusi, sfiduciati e squattrinati!!!

INCASSI IN ITALIA
Incasso totale: 1.034.962€
Incassi nei weekend:
24 - 26 aprile 2009
incasso: 534.153 €
sale: 267media per sala: 2.001 €
1 - 3 maggio 2009 incasso: 288.477 €
sale: 233media per sala: 1.238 €

giovedì 7 maggio 2009

GeNeRAZIoNe 1000EurO




Mi sono ispirata al film da poco uscito nelle sale "GENERAZIONE 1000 EURO" la nuova commedia sentimentale italiana. Giovanile, ma con la quale con freschezza e simpatia si toccano temi importanti.


Oggi è tempo di crisi, social network, sigle incomprensibili, contratti scritti con l’inchiostro simpatico e tanta, tanta precarietà.




Da un libro di qualche anno fa (“Generazione Mille Euro”, 2006, Rizzoli), è arrivata dritta dritta nei cinema , diretta da Massimo Venier, la storia di un gruppo di precari persi fra sogni universitari, velleità professionali e ottimismo non corrisposto dal duro resoconto del mercato, pronto ad affondare a colpi di scure termini come meritocrazia e futuro.


Beatrice, Francesco, Angelica, Matteo: ambizione, positivismo, tenacia, pessimismo. Quattro aggettivi che se vogliamo sono necessari alla sopravvivenza oggi per i giovani, rispettivamente per arrivare lontano, per credere in quello che si sogna, forza nel volerlo raggiungere, realismo e umiltà per mantenere i piedi per terra. Le quattro sfaccettature, i quattro modi di vivere una realtà sociale ormai oggi comune ai giovani, quella del precariato.







Finalmente quindi, un nuovo quadro di una generazione che non vive solo di malumori, ”malinconoia” o di lucchetti ai ponti, ma che spera e ha il coraggio, nonostante le difficoltà, di combattere per quello in cui crede, anche se forse sarebbe il caso di specificare quando ci crede.





La trama articolata e godibile su più fronti offre agli interpreti lo spazio per caratterizzare i loro personaggi e renderli verosimili all'interno di una fiction che traduce la realtà alterandola in favore dell'impianto narrativo. Nell'utilizzare la matematica e i personaggi secondari come valore aggiunto, il regista trova una formula fatta di piccoli dettagli, di battute e puntuali osservazioni capaci di divertire e allo stesso tempo descrivere l'attuale panorama italiano avvolto dall'incertezza del futuro professionale e sentimentale dei giovani.
Il regista regala a ognuno un momento da incorniciare e la realizzazione di un sogno a Matteo, che si sveglia, infine, con tutta la vita davanti.

Storie di lavoro e di opportunità, di amori e malumori, di risate e incazzature.
La storia è quella di Claudio, un ragazzo di 27 anni che vive con mille euro al mese, e dei suoi tre coinquilini.
Ambientato a Milano, racconta le difficoltà dei ragazzi di oggi nell'affrontare la quotidianità e il futuro, tra lavori precari e poche risorse economiche. Generazione Mille è un neologismo utilizzato per identificare quelle persone che, mediamente, guadagnano mille euro al mese, indipendentemente dal tipo di lavoro svolto e dalla loro formazione scolastica e professionale.

Da chi è composta esattamente questa 'generazione mille euro'?
Quello che appariva come un fenomeno socioeconomico marginale, ora sta acquistando un contorno. I milleuristi vengono contati e messi sotto il microscopio, per vedere quanto sono soddisfatti. Si riflette su cosa sarà di loro al momento della pensione, ci si interroga sulle loro tutele e questo può comunque esprimere disagio sociale, disillusione professionale, disaffezione alla politica.



Quanto alla loro distribuzione nel paese, i dati indicano che i nostri 'milleuristi' o giù di lì si annidano sia Nord sia a Sud: tra i dipendenti, il 44 per cento sta nel Settentrione, il 18 al Centro, il 38 nel Mezzogiorno. Tra gli autonomi, prevale il Sud con il 40 per cento, mentre al Nord la presenza scende al 35, e al 25 al Centro.



Non solo precari. Molti hanno il posto fisso. Spesso sono laureati. Ma con poche possibilità di migliorare. Guadagnano meno dei loro padri alla loro età, e hanno una prospettiva di carriera molto più grigia. Sono i giovani che si muovono oggi sul mercato del lavoro: stagisti, lavoratori a progetto, segretarie interinali, ricercatori e docenti universitari, single o mammoni. Scuole finite regolarmente, magari anche una laurea, addirittura una specializzazione. Sono passati attraverso una serie più o meno lunga di lavoretti precari. Fino all'assunzione: molto spesso con uno dei tanti contratti flessibili a disposizione dei datori di lavoro per far entrare in fabbrica o in ufficio, ma non solo. Anche chi ha il mitico posto fisso, è accomunato dalla stessa condizione: per tutti il 27, la busta paga, racconta lo stesso tenore di vita. Sotto i mille euro al mese, spesso meno, tra gli 800 e i 900.





La storia dei “lavoratori fluttuanti e praticanti seriali” è finita in prima pagina sull’“International Herald Tribune” e ne hanno parlato anche il “Guardian”, “Le Monde” e i principali quotidiani italiani.